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Buona la frutta secca ma da dove viene?

Pubblicato il
06 Gennaio 2025
Maurizio Izzo
DI Maurizio Izzo

Dal 1° gennaio c’è l’obbligo di indicare il paese di origine. Perché è importante

Noccioline, mandorle, fichi secchi fino ai pistacchi è questo il cibo che va di gran moda. Lo consigliano anche i nutrizionisti, ottimo spezza fame o come integratore della dieta, fondamentale per gli sportivi, per non parlare dell’industria dolciaria, ma non solo, che ne fa una grande uso. Per quanto l’Italia abbia una grande tradizione nella produzione di questo tipo di frutta (per le nocciole e i pistacchi in particolare? è evidente che il prodotto nazionale non poteva soddisfare una richiesta che in solo 1° anni è cresciuta del 25%. Da dove arriva allora la frutta secca che troviamo nei negozi visto che quella che importiamo è il doppio di quella che produciamo? Arriva quasi tutta da paesi extra UE, usa, Turchia e Cile prima di tutto che arrivano a garantire il 50% del volume totale, segue la Spagna. Sono numeri che fanno dell’Italia uno dei paesi al mondo che importa più frutta secca. Ora, per l’esattezza dal 1° gennaio 2025, è scattato l’obbligo dell’indicazione d’origine della frutta secca sgusciata. Le informazioni relative all’origine devono essere chiaramente visibili sulla confezione e/o sull’etichetta e l’indicazione del paese d’origine deve risaltare maggiormente rispetto all’indicazione del paese in cui è avvenuto l’imballaggio”. Un’attenzione in più per il consumatore che ora potrà scegliere se affidarsi a prodotti nazionali o europei che hanno regole in materia di usi di pesticidi più stringenti, oppure prodotti che provengono da paesi come Turchia (nocciole) o Iran (pistacchi) che hanno misure decisamente meno severe. 

 

Maurizio Izzo

Maurizio Izzo

Maurizio Izzo, giornalista, figlio di un cuoco e padre di un cuoco. Mi sono salvato dalle cucine ma non dalla passione per il cibo. Che mi piace anche raccontare.

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