Gola Interviste
Con lo street food è nata una comunità
Federico Trotta racconta dieci anni di Streeat Food Truck Festival
Un festival che gira l'Italia e porta cibo di strada selezionato. Dalla salsiccia di Bra al Costamagno e poi Chianina, Angus e tante specialità locali.
Streeat Food Truck Festival
Streeat Food Truck Festival
Foto di Intervista di Maurizio Izzo
Gola gioconda - Streeat Food Truck Festival
L'intervista
Streeat Food Truck Festival compie dieci anni, com’è nata questa avventura?
Comincia tutto con una chiacchierata con mio padre davanti alla tv, c’era uno speciale sui food truck americani. Mio padre (Claudio Trotta fondatore della Barley Arts) ) già dal 1979 era impegnato nell’organizzazione di concerti e proviamo a immaginare come sarebbe stato un festival dei food truck italiani
Un altro mondo rispetto all’America
Si per loro il food truck è quotidianità per noi è un evento, qui c’è ancora viva la cultura del mangiare con le gambe sotto al tavolo, ma storicamente ci sono anche delle eccezioni proprio qui a Firenze avete un emblema del cibo di strada, il lampredotto.
2014, quindi si parte, com’era?
I food truck erano molti meno e noi siamo partiti con l’idea di fare selezione, avevamo una nostra filosofia
Qual è e chi fa la selezione?
La selezione la faccio io, ho sempre adorato questo mondo, il cibo, l’agricoltura, la natura. Ne ho fatto una professione studiando e laureandomi in scienze gastronomiche all’Università di Slow Food. Selezioniamo solo i "campioni" della ristorazione su ruote, quelle piccole realtà che utilizzano prodotti d'eccellenza senza compromessi. In ogni tappa si possono trovare prodotti di regioni, territori e culture diversi, ora anche qualche proposta internazionale come la cucina greca e messicana.
Quanti truck compongono la carovana?
Qui a Firenze siamo in 20, al massimo arriviamo a 25. In passato siamo stati anche 50. In questi anni sono centinaia i truck che sono passati dal nostro festival, oggi siamo un gruppo stabile e affiatato. Tra i partecipanti non c’è competizione ma uno spirito di collaborazione.
Il pubblico come reagisce, che numeri fate?
La nostra media è attorno alle 10/15.000 presenze, ovviamente dipende dal luogo e dalle condizioni meteo. Da qui alla metà di giugno faremo 14 tappe, Aosta (per la prima volta), Mantova, Palmanova in Friuli. Cerchiamo di offrire sempre più servizi perché l’esperienza sia più bella possibile. C’è un allestimento con luci, tavoli e sedie, le tende, la musica, i bagni chimici e poi servizi dedicati ai disabili e ora anche la nursery. Prossima tappa l’area dog.
Il festival tra dieci anni?
Sarà con quello che il pubblico vorrà mangiare, ci saranno probabilmente gli insetti e la carne sintetica, che poi sintetica non è. Noi siamo inclusivi per scelta e in tutto il mondo si può mangiare bene e la nostra filosofia non cambierà.