Toscana regina tra castagne e marroneti
La Regione detiene il primato delle denominazioni su questi prodotti.
La Toscana possiede la più estesa superficie di bosco tra tutte le regioni italiane, prendersi cura di questo patrimonio significa non solo tutelare l'ambiente e la salute di chi vi abita, ma anche uno straordinario “polmone” vegetale e il suo tesoro di biodiversità. Su quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo, ben cinque, si trovano in Toscana: il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana Dop e la Farina di Castagne della Lunigiana Dop, a cui si aggiunge il Miele di castagno della Lunigiana Dop.
Castagne o marroni?
La principale differenza fra una castagna e un marrone, aldilà di sapore e dimensioni, è data dal fatto che la prima è il frutto selvatico, mentre il secondo è il frutto domestico, selezionato con l’innesto. In quest’area dell’Appennino il marrone domestico ha una tradizione quasi millenaria. Gli alberi di castagno sono dei veri e propri monumenti vegetali, i tronchi spesso secolari superano facilmente il metro di diametro. Fino al primo dopoguerra, marroni, castagne e la farina sono stati uno degli alimenti principali nella dieta della popolazione locale, apportando elementi utili alla salute quali zuccheri semplici, sali minerali, grassi insaturi e antiossidanti Omega3 e Omega6, salvando dalla fame la popolazione nei periodi di guerra e carestia, tanto da meritarsi l'appellativo di: “albero del pane”.
Di nobili origini
Il Castagno è presente in Mugello fin dall’epoca romana, ma è nell’alto medioevo che assume una rilevanza economica tale da essere rappresentato nei registri commerciali e catastali di Firenze. Il Marrone del Mugello IGP è il frutto di una selezione genetica lunga quasi mille anni ed ha avuto una madrina d'eccezione: Matilde di Canossa, che nell’XI secolo promulgò per questo territorio regolamenti e indicazioni per la coltivazione dei castagneti, considerandoli come base per la sussistenza alimentare delle popolazioni montane, dando perfino indicazioni sulla forma da dare ai castagneti. Il sesto d’impianto “matildico” è la distanza di circa 10 metri che deve esserci fra albero ed albero, disposti triangolarmente, per permettere ad ogni pianta la migliore esposizione al sole senza sprecare spazio. Le caratteristiche dei frutti migliori sono state ricercate e tramandate senza interruzione in una selezione genetica lunghissima che ha portato alla varietà del Marrone Fiorentino della Castanea Sativa.
Curiosità
I castagni sono alberi molto longevi, nella foresta di Camaldoli ne esiste uno che ha oltre tre secoli: il Castagno Miraglia, talmente grande, con una spaccatura centrale che ospitava al suo interno i monaci camaldolesi intenti nelle loro ore di studio.
Tradizione e convivialità
Nel Mugello esiste anche una strada dedicata a questo straordinario prodotto che offre un percorso da scoprire a piedi tra boschi e castagneti: la Strada del Marrone del Mugello di Marradi.
Ballotte, bruciate, castagnaccio, necci o torta di Marroni questi prodotti richiamano echi di antiche veglie davanti al camino nei casolari della Toscana contadina e sono vestigia di una socialità quasi “rituale”.
Le castagne sono la pace
del focolare. Cose d’altri tempi.
Crepitare di vecchi legni,
pellegrini smarriti.
(Federico García Lorca)