Il ministro e la pasta
I politici e i marchi commerciali, qualcosa non va
Una bella minestrina è di destra, il minestrone è sempre di sinistra diceva Gaber e fino a ora non siamo andati oltre a questa lottizzazione della pasta, ma ora la visita del ministro Salvini al pastificio Rummo cambia le carte in tavola. La storia è nota, il ministro visita lo stabilimento, prima di lui l’avevano fatto il commissario europeo Gentiloni, il ministro Orlando e la segretaria della CGIL Camusso. Il ministro si fa bello con una serie di post in chiave nazional patriottica e antieuropea e si scatena l’inferno con richiesta di boicottaggio del marchio Rummo. Ora, la mia distanza dal ministro Salvini è abissale, è politica, civica e perfino umana, ma ritengo che sia nelle sue prerogative visitare uno stabilimento, così come ritengo normale che un imprenditore lo accolga. Certo un po' più di discrezione non guastava e usare l’immagine di altri, in questo caso un marchio commerciale, per farsi campagna elettorale non è quanto ci si aspetta da una carica istituzionale. Ma il boicottaggio no. A chi piace continui tranquillamente a mangiare Rummo, se è minestrina sarà un po' di destra se minestrone di sinistra e poi c’è sempre la possibilità di un bel governo (scodella in questo caso) di coalizione con tutti dentro.