L'Himalaya ha sete
Anche dopo un inverno piovoso come quello che abbiamo avuto il problema dell'acqua c'è sempre. Non solo perché dobbiamo abituarci a non sprecarla ma perché davvero è una risorsa preziosa.
Figlio di uno chef e padre di un cuoco. Ho scelto un’altra via ma la cucina mi ha preso lo stesso. Me ne occupo facendo quello che so fare meglio: scrivere. Ho avuto la fortuna di viaggiare molto e racconto cosa e come si mangia nel mondo. Ancora mi guardo intorno con curiosità, sempre pronto a essere sorpreso. Detesto le classifiche, le star, i luoghi comuni. Il cibo è una cosa seria da raccontare con leggerezza e un po' di ironia. Se vi va scrivetemi Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Anche dopo un inverno piovoso come quello che abbiamo avuto il problema dell'acqua c'è sempre. Non solo perché dobbiamo abituarci a non sprecarla ma perché davvero è una risorsa preziosa.
Sarà l'Expo, sarà la retorica del "Made in Italy" ma mi è tornata in mente una storia. Sarà sempre valida?
Ora che so tutto sull’olio di palma mi è tornata in mente una storia di qualche anno quando in Camerun vidi per la prima volta l’olio di palma. Il villaggio nel cuore della foresta si chiama Besalì e fino a qualche decina di anni fa era isolato dal resto del paese.
Ogni volta che sbarco su un isola faccio lo stesso sogno a occhi aperti. Immagino che gli abitanti e i loro ospiti possano vivere, ma sopratutto mangiare, di quello che producono. Immagino un isola operosa che durante tutto l'anno si ingegna a costruire le basi per poter dar da mangiare non solo a se stessa ma anche ai tanti turisti che in estate arriveranno. E allora immagino allevamenti, campi coltivati, frutteti, piccole industrie di trasformazione.
Gentile fanciulla che ha appena iniziato la stagione lavorativa in un ristorante fronte mare in quel di Porto Azzurro, sappi che la tua energia e il tuo entusiasmo non sono elementi sufficienti a fare di te una brava cameriera o se preferisci “addetta alla sala”. Ripassiamo insieme le buone maniere?
1. sono un cliente, certo, alla fine pagherò il conto e sarò un numero da abbinare alla serata, ma essere accolti da un “buonasera”, decidi tu quanto cordiale ma almeno un “buonasera”, è meglio che sentirsi dire “qui va bene”.
2. se hai il dubbio di essere davanti a una coppia di inglesi non puoi esordire con “red wine o white wine?”. Anche gli inglesi, pragmatici fin che vuoi, hanno diritto alla forma. Semmai “would you like some wine” e comunque aspetta che abbiano ordinato e poi se avete stampato una carta dei vini servirà a qualcosa o no?
3. a proposito di vini se ordino un vermentino di una certa azienda non puoi portarmene un altro dicendo che è il migliore dell’Elba. Chi sei tu per dirlo? E se io fossi stato il proprietario dell’altra azienda come l’avrei presa? Si dice “mi dispiace quello è finito, le posso consigliare questo”
4. se ti hanno detto che devi essere cordiale con i clienti non significa che siamo diventati amici. Non insistere con quel “come andiamo?”, “cosa portiamo ora?”.
Tutto questo poi alla fine sarebbe nulla se non avessimo anche mangiato male, per cui l’invito più importante lo rivolgo al tuo datore di lavoro: i soldi che spendi per pagare il procacciatore di clienti lungo la strada impiegali meglio. Prodotti semplici e genuini, un cuoco vecchia maniera e un ripassino al personale di sala. Tutte le rendite hanno un limite e quelle di un isola, visti i tempi, potrebbero durare anche meno.
Oltre cinque milioni di italiani hanno scelto di abbandonare la carne nella loro alimentazione. La scelta vegetariana e vegana si sta diffondendo rapidamente anche nel nostro paese e rappresenta, insieme al biologico, uno dei pochi settori dell’agroalimentare in crescita in un periodo caratterizzato da una forte e continua contrazione dei consumi. La scelta Veg è riconducibile a molti aspetti e quello salutistico è solo uno.
Per capire chi è Stefano Mancuso possiamo partire da quello che sta facendo in questo momento. Il professor Mancuso è l’uomo a cui il governo cinese si è rivolto per sapere come può fare a rendere pulita l’acqua di uno dei fiumi più inquinati al mondo, il Fiume Giallo.
Mangiare in Vietnam costa poco. Con poco più di due dollari si prende un piatto unico di carne o di pesce, un pasto completo in un ristorante vietnamita costa circa il doppio. Ma i nuovi ricchi, il ceto medio che sta assaporando questa ricchezza da boom economico dove mangia?
Arrivano quasi tutte insieme le barche dei pescatori senegalesi, di prima mattina affollano le spiagge di Kayar e in un batter d’occhio scaricano il frutto del lavoro di una nottata: cernie, orate, sogliole. Appena sbarcati inizia il mercato, il pesce più pregiato se ne va per gli alberghi e i ristoranti, i grossisti che pagano un chilo di orate 3 dollari hanno già fatto man bassa, quel che resta perderà di valore con il passare delle ore.
Carlo Magno definì abominevole crosta muffettata di un formaggio, ma poi...
I pescatori non dovranno più rigettare la plastica in mare
Parte dalla Maremma la rivoluzione nel campo dell’olivicoltura con gli oliveti super intensivi.
Il tema dell'ultimo numero della rivista