In certi momenti non ne possiamo fare a meno
In tempi normali diamo così poca importanza alla farina che da sempre i ragazzi la usano per festeggiare la fine della scuola o l’ultimo giorno di Carnevale. Ma non sono gli unici a sprecarla. Negli anni ’70 a Bologna un architetto fece spargere farina su un parco della città: era un’installazione. È che la farina costa poco, è sempre costata poco e più è bianca e raffinata e meno costa. Poi arrivano gli imprevisti, la pandemia, la guerra e allora scopriamo che la farina è utile. O anche se non è utile tranquillizza. Tornare a casa con la macchina piena di sacchi di farina fa vedere il futuro meno nero. Lo pensava anche mia nonna che la guerra l’aveva vista davvero e la fame anche. E forse anche a me, che questi racconti li ho sentiti, hanno trasmesso qualcosa. Guardo la dispensa, c’è un po' di pasta, c’è l’olio buono, le conserve di pomodoro e mi sento più tranquillo. E poi c’è la farina. Chiudo le porte, spengo la tv. Domani è un altro giorno e la farina c’è.