La scoperta fatta in questi giorni a Pompei è un regalo per questi giorni amari.
E’ sorprendente che questo quadro, una fotografia l’hanno definita gli archeologi, di una scena quotidiana come tante se ne possono ricostruire in quella meraviglia che sono gli scavi della città campana, riguardi propri il cibo e nella fattispecie quello da asporto. E’ stato ribattezzato subito il fast food degli antichi per il nostro bisogno di ridefinire tutto e subito secondo i nostri canoni ma in quello scavo c’è di più. C’è il racconto, sconosciuto almeno ai profani, delle pietanze e del modo in cui venivano cucinate. Si sentiva ancora l’odore del vino, hanno detto gli archeologi, ma era corretto con le fave e doveva avere un sapore ben diverso da quello che conosciamo oggi. Più simili ci sarebbero sembrati probabilmente i piatti, con la carne e il pesce e anche le lumache tutte insieme in qualcosa che è sembrata una specie di paella. Il tutto era conservato in recipienti di terracotta che mi sono sembrati di gran lunga migliori di tanti che vedo nelle strade delle nostre città. Doveva essere piacevole fermarsi in questa bottega, colorata e accogliente. Un miraggio per noi in questi tempi di isolamento. Ma sono certo che alla riapertura qualcuno sfrutterà l’idea e da qualche parte, nel centro di una delle nostre città, sbarcherà il fast food targato Pompei. Chissà se sarà così accogliente.