Quantità e qualità ma causa covid non c’è mercato
Dopo tante annate difficili finalmente l’olivicoltura, almeno quella toscana, tira un sospiro di sollievo. Sopratutto nella Toscana centrale il raccolto è stato abbondante e anche se la resa non è alta il risultato è di aver portato a casa una quantità e una qualità come non si vedevano da tempo. I primi dati parlano di una crescita della produzione del 30% in Toscana, mentre a livello nazionale si dovrebbe registrare un calo complessivo del 20% a causa dei pessimi risultati della raccolta in Puglia e Calabria. Qui finiscono le note positive e cominciamo quelle negative legate sopratutto alla commercializzazione. Prima di tutto l’emergenza covid bloccando gli spostamenti da regione a regione e addirittura da comune a comune impedisce di fatto quella vendita di prossimità che è sempre stata una delle risorse delle aziende agricole. Mercatini, fiere, venbita diretta. Poi c’è la crisi della ristorazione che porta con sé una drastica riduzione dei consumi che si ripercuote anche sulle vendite all’estero che rappresentano i guadagni più importanti per gli olivicoltori. Resta la grande distribuzione che però con la logica dei bassi prezzi e la difficoltà di accesso per i piccoli e medi produttori è ormai più un problema che una risorsa per chi produce olio evo di qualità.