Qualche dubbio sulla necessità di questo riconoscimento
L’annuncio è arrivato un po' a sorpresa ma viene dal sindaco della città che alla bistecca ha dato il nome. Sarà dunque avviato il procedimento, quasi un processo di beatificazione, che dovrebbe portare la bistecca a essere riconosciuta “patrimonio UNESCO“. Si tratta ovviamente di un patrimonio immateriale, culturale quindi. Infatti il riconoscimento più che al piatto in sé è dato al patrimonio culturale che lo ha generato e preservato nel tempo. E’ stato così anche per la pizza, è bene ricordarlo, per la quale si è voluta premiare l’arte del pizzaiolo non la specificità del piatto. Infatti la pizza e se sarà accolta anche la bistecca, avranno come compagni (già riconosciuti patrimonio dell’umanità) le cucine messicane e francesi, la birra belga, la dieta mediterranea, il keskek (una minestra di verdure turca), il kimchi (piatto coreano a base di cavolo fermentato) e il washoku che in giapponese significa “armonia del cibo“. Ecco dunque di cosa parliamo quando citiamo il patrimonio Unesco. La bistecca ci sta bene? Forse si, se appunto la si vede dal punto di vista culturale, di un paese, meglio sarebbe dire di una precisa zona geografica. Ma il rischio che si corre è proprio quello di sacrificarne l’aspetto culturale a favore di un consumo smisurato e acritico. Già oggi il centro di Firenze è pieno di bistecche che a fatica potrebbero definirsi tali , secondo l’Accademia della Fiorentina, storica istituzione del capoluogo toscano, un’ottima bistecca fiorentina si presenta così: “la carne deve avere un colore rosato con un sottile copertura di grasso bianco lievemente ambrato, un tessuto muscolare vellutato al tatto e un odore sfumato di carne frollata al punto giusto“. Se invece mentre si rincorre il prestigioso riconoscimento si riuscisse anche a definire un disciplinare che dia garanzie per esempio sulla filiera, sulle certificazioni e sulla qualità della carne allora ci saremmo incamminati nel verso giusto. Ma potremmo farlo anche senza Unesco. Per tutto questo avrei preferito vedere riconosciuto patrimonio dell’umanità il lampredotto o le budellina o il il non mai abbastanza rimpianto roventino. Piatti della nostra cultura, questi si che hanno bisogno di essere salvaguardati.